Siamo nella Terza Guerra Mondiale
Un mondo in guerra, una guerra mondiale
crudeltà e tortura
Due domande con relative risposte poste a Papa Francesco durante il ritorno in aereo dalla Corea meritano di essere lette per la profondità del tema.
D – Santità, io mi chiamo Alan Holdren, lavoro per la Catholic News Agency – Aci Prensa a Lima, in Perù, e anche Ewtn. Come Lei sa, le forze militari degli Stati Uniti da poco hanno incominciato a bombardare dei terroristi in Iraq per prevenire un genocidio, per proteggere il futuro delle minoranze – penso anche ai cattolici sotto la sua guida. Lei approva questo bombardamento americano?
R – Grazie della domanda così chiara. In questi casi, dove c’è una aggressione ingiusta, soltanto posso dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare, fare la guerra: fermarlo. I mezzi con i quali si possono fermare, dovranno essere valutati. Fermare l’aggressore ingiusto è lecito. Ma dobbiamo avere memoria, pure, eh? Quante volte sotto questa scusa di fermare l’aggressore ingiusto, le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto una vera guerra di conquista! Una sola nazione non può giudicare come si ferma questo, come si ferma un aggressore ingiusto.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata l’idea delle Nazioni Unite: là si deve discutere, dire: “E’ un aggressore ingiusto? Sembra di sì. Come lo fermiamo?”. Ma soltanto quello. Niente di più. Secondo, le minoranze. Grazie della parola. Perché a me parlano “Ma, i cristiani, poveri cristiani”, ed è vero, soffrono. I martiri … eh sì, ci sono tanti martiri. Ma qui ci sono uomini e donne, minoranze religiose, non tutte cristiane, e tutti sono uguali davanti a Dio, no? Fermare l’aggressore ingiusto è un diritto che l’umanità ha ma c’è anche un diritto che ha l’aggressore, di essere fermato perché non faccia del male. Questo.
D – Papa Francesco, intanto grazie mille per la sua prima visita in Asia. In questo viaggio, Lei ha incontrato delle persone che hanno sofferto. Che cosa ha provato quando lei ha salutato le sette “donne comfort” alla Messa di questa mattina? Per quanto riguarda la sofferenza delle persone, come in Corea, c’erano i cristiani nascosti anche in Giappone, e l’anno prossimo sarà il 150.mo anniversario della loro riemersione. Sarà possibile pregare per loro insieme con Lei a Nagasaki? Grazie mille.
R – Sarebbe bellissimo, sarebbe bellissimo! Sono stato invitato, eh? Sia dal governo, sia dall’episcopato: sono stato invitato. Ma, le sofferenze: lei torna su una delle prime domande. Il popolo coreano è un popolo che non ha perso la dignità. E’ stato un popolo invaso, umiliato, ha subito guerre, adesso è diviso, con tanta sofferenza. Ieri, quando sono andato all’incontro con i giovani, ho visitato il museo dei martiri, lì: ma, è terribile, la sofferenza di questa gente, semplicemente per non calpestare la Croce! E’ un dolore o una sofferenza storica. Ha capacità di soffrire, questo popolo, e quello è anche parte della sua dignità.
Anche oggi, quando c’erano queste donne anziane, davanti, a Messa: pensare che in quell’invasione sono state, da ragazze, portate via, nelle caserme, per sfruttarle … e loro non hanno perso la dignità. Oggi erano dando la faccia [mostrando il volto], anziane, le ultime che rimangono, no? E’ un popolo forte nella sua dignità. Ma tornando a queste cose di martirio, di sofferenze, anche queste donne: questi sono i frutti della guerra! E oggi noi siamo in un mondo in guerra, dappertutto! Qualcuno mi diceva: “Ma Lei sa, Padre, che siamo nella Terza Guerra Mondiale – ma a pezzi?”. Ha capito? E’ un mondo in guerra, dove si compiono queste crudeltà.
Vorrei fermarmi su due parole: la prima, crudeltà. Ma, oggi i bambini non contano! Una volta si parlava di una guerra convenzionale, oggi questo non conta. Non dico che le guerre convenzionali siano una cosa buona, no. Ma oggi va la bomba e ti ammazza l’innocente con il colpevole, il bambino, con la donna, con la mamma … ammazzano tutti. Ma noi dobbiamo fermarci e pensare un po’ al livello di crudeltà al quale siamo arrivati. Ma, questo ci deve spaventare! E questo non è per fare paura: si può fare uno studio empirico. Ma, il livello di crudeltà dell’umanità, in questo momento, fa spaventare un po’.
E l’altra parola sulla quale vorrei dire qualcosa e che è in rapporto con questa, è la tortura. Oggi la tortura è uno dei mezzi quasi – direi – ordinari dei comportamenti dei servizi di intelligence, dei processi giudiziari […] E la tortura è un peccato contro l’umanità, è un delitto contro l’umanità e ai cattolici io dico: “Torturare una persona è peccato mortale, è peccato grave!”. Ma è di più: è un peccato contro l’umanità. Crudeltà e tortura. Mi piacerebbe tanto, a me, che voi nei vostri media, faceste delle riflessioni: come vedete queste cose, oggi? Com’è il livello di crudeltà dell’umanità? E cosa pensate della tortura? Credo che ci farà bene a tutti, riflettere su questo.