
Credere nell’aldilà e nella vita eterna
Venne pubblicato, alcuni anni addietro, il risultato di un’inchiesta condotta fra persone importanti con queste domande sulla questione: “Credere nell’aldilà”. Ma non solo, veniva anche chiesto “Come viene immaginato”. Ecco alcune risposte di persone di alto rango, chi atea e chi cattolica:
L’Immaginazione dell’Aldilà:
Riflessioni di Personaggi di Rilievo
«Credo nell’aldilà, ma non riesco a immaginarmelo in alcun modo» (Gino Cervi). «Dopo una vita tribolata, ma anche indubbiamente felice, non posso pensare senza angoscia che improvvisamente tutto finisca. Il problema è dire come è fatto il dopo. Ma per questo è meglio ascoltare un teologo». (E. Bernacca).
«Credere nell’aldilà è la sola realtà a cui credo veramente. Corrisponde all’esigenza profonda del mio essere, sono persuaso che il mio essere troverà il suo completamento di esigenze d’amore, di fantasia, di autentici e veri rapporti con gli altri esseri proprio nell’aldilà» (Diego Fabbri).
I pensatori saggi e i ricercatori onesti della verità non hanno disatteso questo problema; e furono attenti ai segni che possono portare luce sul mistero dell’aldilà.
Le Apparizioni Post Mortem:
Un Glimpse nel Mondo Invisibile
Lo studioso gesuita H. Thurston dichiara che non è possibile non ammettere l’evidenza di ciò che è stato definito comunemente apparizione post mortem (dopo morte). Nella sua opera più importante, Chiesa e Spiritismo (Vita e Pensiero, Milano 1938), scrive: «Sono portato a credere che esistono influenze e intelligenze esterne in grado di comunicare con noi». Le apparizioni non sono tuttavia che una modestissima parte della comunicazione del mondo invisibile. Quindi in un certo senso è impossibile anche per un ateo non credere nell’aldilà.
La Fede Cristiana è anche credere nell’Aldilà
Il motivo principale e sufficiente per cui un cristiano deve credere nell’aldilà, è la stessa resurrezione di Cristo, che ha vinto la morte e ci attende nella vita eterna. Un cristiano quindi crede alla vita ultraterrena che è la persona e l’opera di Gesù Cristo, come pure quello che insegna e compie la Chiesa visibile, che è Cristo mistico vivo e presente tra noi.
Le manifestazioni straordinarie, o visioni sensibili nel nostro caso, non debbono far pensare che la vita dopo la morte sia una copia, più o meno diversa, della vita presente.
Non sarà mai detto abbastanza che l’aldilà non può essere pensato o descritto in termini spazio temporale. In quei fenomeni, le modalità sensoriali con cui avvengono hanno solo una funzione manifestativa, in vista di attuare la comunicazione con i viventi.
Oltre le Modalità Sensoriali
Le apparizioni vere sono speciali grazie di Dio, a utilità spirituale dei fedeli. L’iniziativa parte da Dio. E che dire allora delle iniziative che partono dagli uomini per un contatto sensibile con l’aldilà? Al popolo eletto il Signore prescrisse:
«Non si trovi in mezzo a te (…) chi esercita la divinazione o il sortilegio o l’augurio o la magia, né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore» (Deuteronomio 18,1014).
Invocazione o Evocazione?
La Distinzione Cruciale nella Comunicazione con gli Spiriti
L’idea dell’evocazione degli spiriti è completamente distinta dal concetto di invocazione. L’invocazione dei trapassati, che supponiamo salvi, dev’essere sempre umile e condizionata alla volontà di Dio. Invocare i defunti, esprimere loro i nostri desideri, è certamente cosa lecita.
Con la parola evocazione s’intende qualsiasi metodo con cui «si cerca di provocare con tecniche umane una comunicazione sensibile con gli spiriti o le anime separate per ottenere notizie e diversi aiuti […]. In questo campo, i fedeli devono rimettersi a quello che Dio ha rivelato:
Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro” (Luca 16,29).
Una curiosità ulteriore su cose dopo la morte è insana e perciò va repressa» (Commissione teologica internazionale, Problemi attuali di escatologia, 16 novembre 1991, 7.2).
«Oggi c’è una vera e propria mania per i defunti», scriveva l’esperto monsignor Balducci, volendo esprimere la sua preoccupazione per l’abusivo ricorso a pratiche del genere. «Si tratta di esperienze che possono anche diventare pericolose, perché fondamentalmente illusorie» (S. Dianich, teologo).