Aprite gli occhi e usate il tempo in modo saggio
Apriamo gli occhi e usiamo il tempo per Dio. Darà conto al Creatore chi non utilizza il tempo in modo proficuo. E come si troveranno al tribunale divino coloro che impiegano il tempo a fare peccati? Servirsi di un dono per offendere il Donatore! Non si medita mai abbastanza il giudizio che dovrà sostenersi dopo la morte, a motivo del tempo impiegato male.
Due ore trascorrono nel cinema, a contemplare scene indecenti… Si protrae a lungo una conversazione scandalosa…
Ore intere volano in certe serate da ballo, custodendo poco o niente il cuore ed i sensi… Ore libere si dedicano a letture passionali… Un tempo notevole trascorre in grave mormorazione, in critica ed in burla del prossimo…
Potrebbe dirsi a costoro: Apriamo gli occhi! Non vediamo il grande pericolo in cui viviamo, di dannarci eternamente? Crediamo che il Signore ci conceda il tempo per insultarlo, calpestando i suoi comandamenti? Siamo vigilanti, perchè il tempo vola ed ogni giorno che passa è un giorno di meno di vita che ci resta! Guai se il Padrone Eterno si stancasse di noi e non ci lasciasse neppure il tempo di rimetterci in grazia!
C’è un episodio che voglio raccontare e che fa comprendere tante cose di come dobbiamo aprire gli occhi e svegliarci da questo terribile letargo. Il tutto si svolge su un treno.
Il treno era partito da Messina per giungere a Palermo. Era pericoloso viaggiare, perchè i bombardamenti bellici incalzavano.
In una vettura vi erano tre militari. Ognuno narrava i pericoli superati, augurandosi di vedere presto la fine della guerra.
Due militari avevano ottenuto il permesso di fare una visita alla famiglia. Il terzo era fuori di sè per la gioia.
Neppure, diceva, mi pare vero! Sono stato in prigionia. I miei parenti neppure sanno che io sia vivo. Ci arriverò all’improvviso! Oh, che felicità nel riabbracciarli!
– E come hai fatto a scappare dalla prigionia?
– Mettendo in pericolo la vita!… Superata la cinta di sorveglianza ed oltrepassata la frontiera, dopo circa un mese di peripezie, finalmente arrivo a casa.
– E’ lontano il tuo paese?
– Due stazioni prima di Palermo. Il treno accelerava, in previsione di qualche mitragliamento. Oltrepassata la stazione di Cefalù, si sentì il motore di un apparecchio e subito dopo il mitragliamento. Il treno intensificò la corsa, mentre i viaggiatori cercavano riparo. I tre militari si distesero, qua e là, sotto i sedili della vettura. Dopo alcuni minuti, cessò il fuoco.
Finalmente! Esclamò uno di essi, questi minuti mi son sembrati un’ora! Si affacciò al finestrino per assicurarsi del passato pericolo.
Il secondo, rassicurato, si rizzò in piedi, dicendo: Non ci lasciano in pace neppure vicino casa nostra!
Il terzo era ancora rannicchiato sotto il sedile.
Eh, sveglia! Vieni fuori, chè l’aereo si è allontanato! Non aver paura!
Ma l’altro non si dava per inteso.
Stiamo per arrivare al tuo paese! Vieni qua al finestrino!
Poichè indugiava, i due militari gli si avvicinarono e lo tirarono per una gamba. Quale meraviglia!… Il soldato era morto! Un proiettile gli aveva forato la schiena ed il petto, proprio colui che ritornava dalla prigionia e stava per giungere al paese natio.
I due giovani scoppiarono in pianto.- E’ morto! Poveretto! Vicino casa sua! Avrebbe potuto capitare anche a noi la sua sorte!
Ci domandiamo: Perchè un giovane morì e gli altri due restarono in vita? Chi conosce i fini di Dio? Gli anni che la Provvidenza aveva assegnati al militare, erano compiuti. Aveva superato tanti pericoli, ma giunta l’ultima ora, non potè liberarsi dalla morte.
Quante volte si ripete, sotto diversi aspetti, la scena! La vita umana è insidiata di continuo e quando meno si aspetta, giunge l’ultima ora.