Stiamo diventando invisibili: II Parte
Prima della pandemia, mi preoccupai di prenotare le ferie in previsione del 39mo anniversario delle apparizioni della Madonna a Medjugorie. Poi vennero chiuse le frontiere. Saltò tutto. Mio fratello prese le ferie proprio una settimana prima, ci toccava farle separatamente. Poi saltò fuori che nostro padre poteva spostarsi dall’Italia. A mio fratello venne un’idea; andare a Lourdes insieme. Ma anche li le frontiere…. La situazione di nostro padre diventerà nel frattempo una priorità per come si svolsero i fatti, vorrebbe venirsene in Germania con noi. Mio fratello ha l’idea geniale; andare in Croazia, farlo partire da Ancona e incontrarci là. A quel punto sperare di poter andare a Medjugorie. Anticipai le ferie. All’ultimo minuto era tutto pronto, mio fratello aveva organizzato tutto al volo.
Giunti là, ci rendiamo conto che nostro padre non sarebbe partito. Che la Bosnia solo un miracolo l’avrebbe riaperta e, che, avevamo perso l’occasione di andare a Lourdes insieme, frontiere aperte con la Francia. La Grotta venne a noi, in Croazia. Domenica mattina Confessione, ( che sia stata questa la chiave di lettura che aprì davanti a noi la via?) Messa e partenza per l’estremità opposta della Croazia, a un certo punto ci ritrovammo in Bosnia, frontiere chiuse, eravamo invisibili.
Questa era il nostro stato d’animo. La consapevolezza che mezzo mondo avrebbe voluto fare quel che noi stavamo facendo ma il sistema lo vietava, come lo vietava a noi.
“ Se la Madonnina ha deciso… “
“Si ma è stata mia l’idea di andare verso Ragusa.”
“ È proprio così che fa Dio, sai?… Usa te per portare me e viceversa. Salta così le nostre fissazioni che ci limitano usando chi non ne è consapevole per i Suoi piani.”
“Però ancora non ho capito come sapevi che il ventuno saremmo stati a Medjugorie… “
I colori dei monti, quel rosso inconfondibile delle pietra. La strada sterrata. Il cielo sempre molto evocativo, sempre in movimento. Il cartello con su scritto “benvenuti a Medjugorie!”. Le prime foto. Una marea di sensazioni che riaffiorano e mi ricordo tutto quel che avevo visto la prima volta, ero a casa. Mio fratello piano piano si lascia trasportare dalla mia euforia. Non stavo nella pelle; “ora calma” mi dissi. Tantissime cose ci sarebbero da fare in pochissime ore ma la Pace di Maria cominciava a solleticarmi e a sollevarmi.
Quel che succedette, di seguito, non può essere raccontato, sto scrivendo questa storia per raccontare come siamo riusciti a giungere da Maria, mi limiterò. Quel che succede, soggettivamente, a Medjugorie è una questione estremamente privata e personale. Lei parla ai cuori direttamente. Sapevo che voleva che mio fratello andasse da Lei e lui accettò il Suo invito, quindi stava a loro due conoscersi. E, credetemi, si sono capiti benissimo. Io feci da cicerone per un pò ma poi capì che dovevo tacere. Portammo il sassolino sul monte delle apparizioni. Visitammo il Cristo che “lacrima”!
“ E lacrima sempre!?”
“ Sempre!… guarda il sole!”
“Che ha?”
“ Sie è posto precisamente sul Cristo!”
“… Se, va beh. Questo succede ogni giorno… non c’è niente di straordinario.”
“ … dici!? È vero, succede ogni giorno a quest’ora, niente di eccezionale. Niente se non fosse che noi, precisamente a quest’ora, siamo qua!…”
Durante la Messa della sera due colombi volano spediti e si posano sulla Croce del tendone dove si svolgeva la funzione serale.
“… Li hai visti?… Guarda là!”
“ Certamente è il loro posto ideale. Certamente lo fanno ogni giorno… “
“… stavi per dire alla stessa ora?…”A quel punto scoppiammo a ridere.
Arrivò così l’ora, invece, di congedarci. Dovevamo rientrare. Avevamo due vie. Una per quella dalla quale eravamo venuti, tre o quattro ore di macchina. Una per l’autostrada passando per il casello dal quale venimmo respinti. Un’ora appena di macchina.
La scelta, logica, cadde sul tragitto lungo, non potevamo rischiare. Dovevamo far finta, possibilmente, di essere di rientro dal “transito”. Temevo che la nostra, “invisibilità” sarebbe venuta meno. Succede sempre, di ritorno, che tutte le cose vadano storte. Fuori da Medjugorie il mondo sembra doversi vendicare di quella pace sfiorata che rechi e che porti nel mondo stesso che non la vuole. Ma ero fiducioso. C’era da metter in conto che, se ci avessero scoperto lontano dalla frontiera, saremmo stati denunciati. Forse arrestati.
La strada era silenziosa, tutto buio. La marcia costante. Appena venti chilometri e saremmo stati nuovamente in Croazia dopo aver compiuto un’impresa straordinaria. Questa sensazione di protezione era nel mio cuore ben radicata. A un certo punto, dopo un curvone micidiale ci rendiamo conto che, improvvisamente, eravamo a pochissimi metri da un posto di blocco forzato. Era appositamente postato per essere una sorpresa. Infatti fu grande. In un batter d’occhi eravamo fermi, controllavano tutti. I poliziotti erano in tre. Il capo pattuglia defilato ma attento.
Due di loro si avvicinano. Salutano. Già ci guardavano stranamente, curiosamente. Era lampante, pensai, che non eravamo proprio dei tipici croati, o dei tipici bosniaci. Bensì spudoratamente Italiani. Presentiamo i passaporti italiani con residenza in Germania. I documenti del noleggio auto. La patente tedesca. Il primo poliziotto guarda attentamente per capirci qualcosa, legge, ci guarda. Poi chiama il caporale grattandosi la fronte. Non capisce. Indica i documenti, legge al suo superiore. Anche lui si confonde. Si avvicina il terzo. Non capiscono. Sembra proprio si stiano domandando “ ma come c…. fanno a essere qui questi?… “
Le luci delle torce si fanno frenetiche. I poliziotti si risvegliano e, in inglese; “ Da dove venite?… dove siete stati!… da dove siete passati!?”
A quel punto, non essendo stati distanti dalla frontiera, avremmo potuto dichiarare di esserci smarriti ma mio fratello disse la verità. Ebbene si, quelli compresero che eravamo proprio stati a Medjugorie. Ripresero a grattarsi la fronte. Dichiarammo giustamente che nessuno ci aveva avvisati del sol transito come loro asserivano. Avevano capito tutto. A quel punto dovevano arrestarci, denunciarci. Era prevista la quarantena, multe… Il capo pattuglia sale in cattedra e, sempre in inglese; “ voi siete illegali qua. Lo capite?!”
E lo capivamo si. Io continuavo a stare calmissimo. La logica ci portava a prevedere il peggio. Gli agenti avevano capito che c’era una falla nel loro sistema di frontiera e che noi l’avevamo scoperta e utilizzata. Forse con furbizia, forse inconsciamente. Noi eravamo passati dalla frontiera con tutto il diritto di farlo. Eravamo in Bosnia passando per i loro controlli. Teoricamente clandestini, ma, praticamente anche no. Quindi?! Spetta all’ufficiale pronunciarsi. Ci guarda, ripete Medjugorie. Qualcosa lo scuote e, “ Siete perdonati. Buona serata.!”
… E beh. Il Signore, secondo il mio ragionamento, ci stava facendo capire che non era stata una nostra furbizia quella impresa ma semplicemente la Sua volontà e che ancora ci stava accompagnando mettendo la Sua firma su questa storia. Io, personalmente, nessun dubbio al riguardo. Sconcertati, euforici, incoscienti. Non saprei, rientrammo in Croazia. So che eravamo nel giusto e semplicemente perché, compreso il posto di blocco, una serie di cose attentò alla nostra pace, ma questa è un’altra storia…
Gianfranco
(Continua con la terza e ultima parte)