Perché soffriamo?
Spesso ci chiediamo “perché soffriamo“, perché dobbiamo vivere di affanni e di dolori? Perché la vita viene chiamata dono se poi per la maggior parte si vive nelle lacrime? Ce lo dice padre Pio in modo semplice e intuitivo:
Se vogliamo prendere un esempio tangibile che rende l’idea del perché soffriamo, del perché bisogna accettare la sofferenza che si presenta nella nostra vita, è proprio quella della lavorazione dell’oro. Sappiamo tutti molto bene che un metallo prezioso come l’oro deve passare attraverso il fuoco e cotto lentamente, solo così diventa oro zecchino.
L’oro deve stare nel crogiuolo, cotto a fuoco lento che brucia e distrugge gli elementi estranei ad esso, come sabbie e polveri. Quanto più l’oro resta nel crogiuolo, tanto più raggiunge la purificazione, che lo qualifica come oro purissimo e finissimo. In base alle fiamme, alla cottura, si ottengono varie carature.
Anche nei riguardi delle anime si hanno le diverse carature, a seconda della purificazione che si ottiene nel crogiuolo delle prove e delle sofferenze: quanto più l’anima si trova nel crogiuolo delle prove e delle sofferenze, tanto più si purifica, si nobilita, si impreziosisce e si santifica.
Il nostro crogiuolo
Qual è il nostro crogiuolo? Le malattie, i dolori, le incomprensioni, le amarezze, le accuse e le calunnie, le mortificazioni, le ansie, insomma tutto ciò che renderebbe la nostra vita oscura e triste ma che in realtà la impreziosisce. Tutto questo serve ad aumentare i carati della nostra anima per renderla sempre più preziosa dinanzi a Dio.