Lo Spirito Santo è il grande dono che Gesù ci ha fatto
Gesù non ci ha lasciati soli, questo non lo ha mai fatto. Ma ancor di più, dopo il dono della sua vita sulla croce per noi, ci ha fatto il grande dono; Lo Spirito Santo! Ma ahimè, quanti di noi abbiamo apprezzato? Quanti di noi comprendiamo veramente cosa vuol dire? In pratica è come se ci avessero regalato una ferrari ma senza saperla guidare. Ecco perché non apprezziamo questo dono ineffabile. Gli apostoli accolsero questo dono e portarono a compimento la missione che Gesù affidò a ciascuno di loro.
Se la dipartita di Gesù avviene mediante la morte in Croce, si comprende come l’evangelista Giovanni possa vedere, già in questa morte, la potenza e quindi la gloria del Crocifisso. Ma le parole di Gesù implicano anche l’Ascensione al Padre come definitiva dipartita (cf. Gv 16, 10), secondo quanto leggiamo anche negli Atti degli Apostoli: “Innalzato . . . alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso” (At 2, 33).
La discesa dello Spirito Santo avviene dopo l’Ascensione al cielo. La Passione e morte redentrice di Cristo producono allora il loro pieno frutto. Gesù Cristo, Figlio dell’uomo, al culmine della sua missione messianica “riceve” dal Padre lo Spirito Santo nella pienezza in cui questo Spirito deve essere “dato” agli apostoli e alla Chiesa, per tutti i tempi. Gesù ha predetto: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12, 32). È un’indicazione chiara della universalità della Redenzione sia nel senso estensivo di salvezza operata per tutti gli uomini, sia in quello intensivo di totalità dei beni di grazia ad essi offerti.
Ma questa redenzione universale deve realizzarsi mediante lo Spirito Santo, il Grande dono che ogni cristriano dovrebbe anelare e chiedere senza stancarsi.
La Madonna a Medjugorje in modo esplicito, chiese di pregare affinché ogni persona possa ottenere lo Spirito Santo, perché se abbiamo lo Spirito divino, abbiamo tutto, non ci manca nulla.
Lo Spirito Santo e colui che “viene” a seguito e in virtù della “dipartita” di Cristo. Le parole di Gv 16, 7 esprimono un rapporto di natura causale. Lo Spirito viene mandato in forza della Redenzione operata da Cristo: “Quando me ne sarò andato, ve lo manderò” (cf. Dominum et Vivificantem, 8). Anzi, “secondo il disegno divino, la dipartita di Cristo è condizione indispensabile dell’invio e della venuta dello Spirito Santo, ma allora comincia la nuova comunicazione salvifica di Dio nello Spirito Santo” (cf. Dominum et Vivificantem, 11).
Se è vero che Gesù Cristo, mediante la sua “elevazione” sulla Croce, deve “attirare tutti a sé” (cf. Gv 12, 32), alla luce delle parole del Cenacolo capiamo che quell’“attirare” è attuato dal Cristo glorioso mediante l’invio dello Spirito Santo. Proprio per questo Cristo deve andarsene. L’Incarnazione raggiunge la sua efficacia redentiva mediante lo Spirito Santo. Cristo, andando via da questo mondo, non solo lascia il suo messaggio salvifico, ma “dà” lo Spirito Santo, al quale è legata l’efficacia del messaggio e della stessa Redenzione in tutta la sua pienezza.
Chiediamo a Dio di farci comprendere il grande dono, di farci sperimentare la sua potenza, di farci essere grati, perché Gesù è morto per donarci Lo Spirito di vita, di verità, di amore.