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la donna non serve solo a generare figli
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La donna non genera solo figli

La maternità contiene in sé una spe­ciale comunione col mistero della vita, che matura nel seno della don­na: la madre ammira questo miste­ro, con singolare intuizione `comprende” quello che sta avvenendo dentro di lei… accetta ed ama il fi­glio che porta in grembo come persona” (Lettera Apostolica ‘Mulieris Dignitatem’).

Queste parole di Giovanni Paolo II ci fanno ben comprendere di quale grande dignità il Signore ab­bia investito la donna, con quale grande fiducia Egli guarda verso di lei, chiamandola a cooperare, attra­verso la sua maternità, unita alla paternità dell’uo­mo, alla sua stessa opera creatrice.

“La maternità – continua il Papa – costituisce una parte speciale di questo comune essere genitori ed è legata alla struttura personale dell’essere donna, perché la porta con naturalezza alla disponibilità del dono di sé e all’accoglienza della nuova vita”.

La stessa costituzione fisica della donna contie­ne in sé la disposizione naturale alla maternità, in armonia con la sua struttura psico-affettiva. Se, da una parte, l’essere madre, in senso bio-fisico, mo­stra un’apparente passività – in quanto la forma­zione di una nuova vita “avviene” nel suo organi­smo, coinvolgendolo in profondità – la sua mater­nità, in senso personale-etico, come dice il Papa “esprime una creatività molto importante della don­na, dalla quale dipende in misura principale, l’uma­nità stessa del nuovo essere umano”.

Uno studioso americano, R. Spitz, ha dimo­strato che le comunicazioni tra madre e figlio av­vengono già nel grembo materno e vengono per­cepite prevalentemente a livello di sensibilità pro­fonda, attraverso il linguaggio del corpo. Per il bambino, la madre si identifica nel modo di te­nerlo in braccio, nelle sue carezze ecc. Egli si sente così accettato o rifiutato, percepisce la dolcezza o la rudezza del tratto e comprende cosa la mamma pensa di lui e se, soprattutto, pensa a lui. Questi segnali passano, di solito, su una lunghezza d’onda che l’adulto non sospetta, perché sono in rappor­to con la parte più profonda della personalità.

Mamma, sole della famiglia e segno luminoso della presenza di Cristo

La comunicazione che la madre instaura col suo bambino influirà moltissimo sulla formazione della personalità e della identità del bimbo. Fin da piccolo, egli ha bisogno dell’amore dei suoi genitori – in particolare di quello della mamma – espresso anche nella dimensione spirituale loro propria: l’educazione dei figli. Ed è la mamma che assolve bene il primo compito di entrambi di edu­care i figli alla preghiera e di introdurli nella pro­gressiva scoperta del mistero di Dio e nel colloquio personale con Lui (v. Familiaris Consortio).

Ella, quindi, è l’angelo della casa, è il sole della famiglia. Con la sua generosità e dedizione, con la sua costante prontezza, con la sua delicatezza vigi­le e provvida, fa lieta la vita al marito e ai figli e diffonde intorno a sé luce e calore. Molto signifi­cativo fu l’appello di Paolo VI, all’Udienza gene­rale dell’11 agosto 1976: “Mamme, le insegnate ai vostri bambini le preghiere del cristiano? Li prepara­te, in consonanza con i sacerdoti, ai sacramenti della prima età: confessione, comunione, cresima? Li abi­tuate, se ammalati, a pensare a Cristo sofferente? A invocare l’aiuto della Madonna e dei Santi? Lo dite il Rosario in famiglia?”

La donna, come madre ed educa­trice nella propria casa, deve essere un segno luminoso della presenza di Cristo e del suo amore. Ella è chia­mata, con la sua presenza materna, ad accompagnare i suoi figli, aiutan­doli a crescere. La sua figura e la sua presenza nella loro vita sono indi­spensabili: quando vengono a man­care, essi crescono disorientati e insi­curi, privi di quell’affetto che solo il cuore di una madre sa dare.

Dialogare e comprendere Anche il lavoro, oggi, può diven­tare un pretesto per lasciare i propri figli soli davanti al televisore che, purtroppo, non tace mai, nemmeno quando la famiglia si ritrova in casa alla fine della giornata, sostituendo la condivisione delle esperienze con il suo continuo e assordante rumore. Una buona mamma, invece, deve sempre saper instaurare con i figli un dialogo aperto e fiducioso, fatto di com­prensione e di incoraggiamento; deve aiutarli nel­le loro piccole e grandi scelte, senza mai imporsi, per un fine egoistico e personale, ma orientandoli a scegliere il bene per le loro anime. Questo dialo­go, tuttavia, non si inventa, ma deriva da una sto­ria: dal rapporto tra la mamma e il suo bambino, che si costruisce pian piano, attraverso una fitta costellazione di piccoli eventi, con cui ella manife­sta tutto il suo amore materno, diventando così la sua più cara amica, la sua più intima confidente e il suo più saldo sostegno.

La Vergine Maria, Madre e Maestra nel cammi­no verso la santità, guidi e sostenga sempre con la sua intercessione tutte le donne e tutte le mam­me, perché possano vivere con sempre maggior generosità la vocazione a cui il Signore le chiama, affidando loro, in modo speciale, l’essere umano.

Tratto da: Maria di Fatima

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