Dobbiamo chiedere a Dio il dono della conversione
Dobbiamo chiedere a Dio il dono della conversione, solo così possiamo cambiare e soprattutto conoscere veramente Dio. Ecco quanto Papa Francesco ci dice prendendo spunto dal Vangelo di Matteo 21, 28-32: E’ Gesù che parla a quanti assistono, e racconta di un uomo che chiede ai due figli di andare a coltivare la sua vigna, e i ragazzi danno due risposte diverse: “il primo figlio risponde impulsivamente no, non ci vado, ma poi si pente e ci va; invece il secondo figlio, che subito risponde si, ma in realtà non lo fa, e non ci va.”
Qual è il significato di questa parabola? Cosa vuol dirci Gesù? Ce lo spiega il Pontefice: “chi fa la migliore figura è il primo fratello, non perché ha detto no a suo padre, ma perché dopo il no si è convertito al sì, si è pentito”.
A Dio non interessa una fede “di facciata”, quella a cui spesso si assiste, “una religione intesa solo come pratica esteriore e abitudinaria, che non incide sulla vita e sugli atteggiamenti delle persone, una religiosità superficiale, soltanto rituale, nel brutto senso della parola.” Contano le azioni, non le parole vuote.
Quanto detto da Papa Francesco è ciò che spesso vediamo accadere tra noi cristiani. Siamo apparenza, bravi a parlare ma lenti ad agire.
Dio ci aspetta sempre senza forzarci e dovremmo chiedere la grazia della conversione del cuore, “la fede in Dio chiede di rinnovare ogni giorno la scelta del bene rispetto al male, la scelta della verità rispetto alla menzogna, la scelta dell’amore del prossimo rispetto all’egoismo”.
Ovviamente non è facile cambiare, ma dobbiamo “combattere per il bene, combattere per non cadere nella tentazione” per vivere una vera “vita cristiana, che non è fatta di sogni e belle aspirazioni, ma di impegni concreti, per aprirci sempre alla volontà di Dio e all’amore verso i fratelli”.