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TATUAGGI E CRISTIANESIMO
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Tatuaggi e cristianesimo

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Cosa dice la nostra religione a proposito dei tatuaggi? Ci si può tatuare? O si sta facendo qualcosa di sbagliato?

Si parla molto poco di tatuaggi all’interno della Bibbia, ci sono delle piccole frasi a riguardo, ma non ci si può fermare ad una semplice lettura “alla lettera”, i testi sacri, in particolare il Vecchio Testamento, sono da interpretare, ma soprattutto da adattare al contesto storico e alla locazione di scrittura.

E sulla base di queste, ho letto molte opinioni diverse su ciò che riguarda il tatuarsi e l’essere cristiani, per cui ciò che scriverò non è “vangelo”, ma è frutto di un’opinione personale che si è formata leggendo quanto dicono dei teologi a riguardo, ciò che mi hanno detto dei preti a riguardo, e anche frutto del buon senso e della cultura in generale.

Partiamo col definire cosa sia un tatuaggio e da dove sia l’origine dei tatuaggi:

  • Di base un tatuaggio altro non è che una tecnica di decorazione pittorica corporale dell’uomo.
  • Un tatuaggio nasce per essere duraturo, praticamente per tutta la vita, poi esistono tecniche di tatuaggi semi-permanenti.

Storicamente

Ma quando sono nati i tatuaggi? Difficile definirlo con precisione, ma fra i più antichi che conosciamo, ci sono tatuaggi che sono stati ritrovati sulla mummia dell'”uomo di Pazyryk” nell’Asia, o anche nella Mummia dell’Altai, la principessa di Ukok, databile intorno al 500 a.C.

In altre culture, come quella islamica, non troviamo tatuaggi in quanto erano proibiti. Lo stesso vale per la cultura ebraica
Nelle culture delle isole pacifiche e anche nelle culture africane i tatuaggi erano molto diffusi, anche se è difficile stabilire da quando, ma sicuramente sin da tempi molto antichi.

I tatuaggi dal mondo antico hanno avuto un enorme fase di stacco (salvo culture principalmente dell’oceano pacifico) per poi ritornare gradualmente in auge dagli anni ’60 circa.

Ad oggi esistono tantissimi stili, mode, correnti di pensiero, ecc.. Ci sono tatuatori famosi sia in Italia che nel mondo, che hanno mesi e mesi di attesa per potersi fare un tatuaggio. Oggi siamo in un momento storico in cui il tatuaggio è molto di moda, mentre prima faceva parte più di gruppi o nicchie.

Nel Cristianesimo

I cristiani nell’antica Roma si tatuavano sulla pelle i simboli della religione, in particolare il pesce, quel simbolo segreto con cui i cristiani potevano riconoscersi durante le persecuzioni.

Interpretando un passo della Bibbia (che approfondiremo meglio dopo), Costantino, a seguito della sua conversione al Cristianesimo, mise un divieto sui tatuaggi. Secondo gli storici questo diveto non riguardava tuttavia i tatuaggi sul corpo, ma solamente i tatuaggi sul volto.

Fra i cristiani la pratica del tatuaggio è diffusa fra i copti monofisiti. Col tatuaggio i copti rimarcano la propria identità cristiana, tatuandosi soggetti come: la croce copta, la natività e in particolare il Santo Mar Corios, martirizzato sotto Diocleziano.

Nel cristianesimo troviamo anche i “monaci marchiatori”. Dei monaci che si specializzavano nel tatuare gli altri fedeli, con simboli sacri. La tradizione vuole che durante le crociate, i soldati si tatuassero i simboli religiosi cristiani per farsi riconoscere dagli “infedeli” e per garantirsi la sepoltura ecclesiastica, all’epoca negata a chi soccombeva in battaglia e non presentava simboli della propria religione. Il tatuaggio era quindi un marchio di riconoscimento che rappresentava la cristianità.

Per l’esecuzione utilizzavano un bastoncino con sopra tre punte d’acciaio e il colore lo ricavavano dal succo delle ciliegie mischiato con la cenere.

Questa tradizione ha attraversato i secoli giungendo alla sua massima diffusione nelle Marche, e più precisamente al Santuario della Santa Casa di Loreto.

Qui i pellegrini provenienti da tutto il mondo, dopo il lungo percorso di fede e si facevano imprimere sulla pelle il ricordo di tanto ardore devozionale. In prossimità del Santuario infatti si trovavano numerosi “marcatori”, provenienti da una lunga tradizione familiare di famiglie del posto.

Cosa dice la Bibbia sui tatuaggi, e come si può intepretare la cosa?

Come sempre troviamo diverse correnti di pensiero sui tatuaggi. Ad esempio per gli evangelici (così come per gli ebrei) i tatuaggi non sono consentiti. Questo deriva da un’interpretazione alla lettera della Bibbia. Anche i Testimoni di Geova, che hanno un’interpretazione spesso personale della Bibbia, sono contrari a tatuarsi.

Non esiste in realtà alcuna prescrizione biblica o ufficiale che vieti ai cattolici di farsi tatuaggi. Alcuni avevano diffuso delle notizie storiche false, legate ad un divieto di papa Adriano I, mai dimostrato e confermato.

Una delle citazioni più comuni contro l’uso dei tatuaggi tra i cristiani è un versetto del Levitico che proibisce agli ebrei di “tagliare i corpi per i morti o mettere segni di tatuaggi su di voi”. (Lev. 19:28). Tuttavia, la Chiesa cattolica ha sempre distinto tra Legge morale e Legge mosaica nell’Antico Testamento. La Legge morale – per esempio, i Dieci Comandamenti – rimane vincolante per i cristiani oggi, mentre la Legge mosaica, che si occupa in gran parte dei rituali ebraici, è stata sciolta dalla nuova alleanza alla crocifissione di Cristo.

Il teologo Don Gianni Cioli, in relazione al passo del levitico, si esprime in questo modo:

“In realtà il passo biblico, più che additare il tatuaggio in se stesso, pare condannare la sua correlazione ad un determinato culto dei morti giudicato non compatibile con la fede nell’unico Dio d’Israele.”

Don Gianni Cioli

E prosegue

Don Gianni Cioli

“Quindi, se non si può condannare il tatuaggio di per sé, si deve comunque invitare alla cautela. La valutazione morale cambia a seconda del modo in cui il tatuaggio viene praticato, a seconda della parte del corpo in cui viene praticato, a seconda di quello che il tatuaggio può rappresentare e, infine e soprattutto, delle ragioni per cui si decide di praticarlo.”

Quindi farsi un tatuaggio, secondo la Bibbia, è proibito se tale tatuaggio rappresenta la consacrazione del tuo corpo verso qualcosa che non è Dio, o verso il culto della morte, allora non farlo, ma il divieto è verso la ritualità dei tatuaggi, non di certo verso i tatuaggi intesi solo come decoro.

Padre Amorth parla dei tatuaggi?

Si trovano su internet diverse pagine con posizioni alquanto fondamentaliste (e fra l’altro che forniscono molte informazioni fuorvianti, errate e non vere sui tatuaggi, dimostrando anche ignoranza in materia) dove sembra che tatuarsi sia un avvicinamento al demonio. Nulla di più falso (come abbiamo visto), anzi, attribuire dei poteri magici all’introduzione di una sostanza sotto pelle, equivale ad allontanarsi da Dio, perchè chi crede in queste cose (cioè il dare un potere rituale ad una sostanza) equivale ad essere ben più vicini allo sciamanesimo o all’alchimia, che alla fede cristiana.

tatuaggi di gesù

Qualsiasi tipo di decorazione, non può avere nessun tipo di potere, né benefico né malefico, a meno che non sia accompagnato da un rito o da qualcos’altro. In alcuni siti o pagine facebook si sostiene la tesi che sia stato lo stesso Padre Amorth (che è stato un famosissimo esorcista) a definire i tatuaggi un tramite col male. E’ una fake news, in quanto in realtà non esistono affatto affermazioni di Amorth a riguardo. Invito infine alla visione di questo video (in inglese, coi sottotitoli in italiano) dove la questione è ampiamente spiegata

e non solo, in questo video oltre all’aspetto religioso, si parla anche di un’etica, di una logica, del buon senso e di tutto quanto che può esserci dietro ad un tatuaggio. Padre Mike parla di questo tema con una mentalità aperta, ma al tempo stesso con tanta responsabilità e intelligenza.

Personalmente credo che la cosa più importante, se si decide di tatuarsi, sia non di tatuarsi perchè va di moda, ma solo se ci si sente di volersi decorare permanentemente il corpo, con qualcosa di importante, di significato, che rimarrà lì per sempre. Ma questo chiaramente è un consiglio che va oltre il tema centrale dell’articolo. Tatuarsi non ha risvolti negativi, a meno che non siamo noi ad attribuirli, come potremmo fare con qualsiasi altra cosa materiale.


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Autore Carlo Grotti Trevisan

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