La pericolosa ignoranza religiosa
L’ignoranza religiosa è la piaga della massa popolare. Riguardo al Sacramento della Confessione, non di raro l’ignoranza raggiunge il massimo limite; ne sanno qualche cosa i Ministri di Dio, per dolorosa esperienza.
Il tempo della Pasqua suole esser per tanti occasioni di ravvicinamento a Dio con la Santa Confessione; purtroppo in certe circostanze la Confessione diventa confusione, sia per l’ignoranza religiosa del penitente, sia per la sveltezza che deve tenere il Sacerdote allorché si presentano molti al confessionale. Guai se il Confessore tenesse a lungo un penitente! Sarebbero atti d’impazienza da parte di quelli che aspettano, i quali o se ne ritornerebbero a casa senza confessarsi, o borbotterebbero o giudicherebbero malamente sia il sacerdote e sia il penitente!
Ho pensato di far conoscere come potrebbe confessarsi un « pasqualino», (un termine simpatico per indentificare coloro che si confessano solo a pasqua).
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Principi fondamentali
Prima di entrare nell’argomento, è necessario richiamare i principi fondamentali del Sacramento della riconciliazione.
Gesù Cristo disse agli Apostoli ed ai loro successori: «I peccati di coloro ai quali li riterrete, saranno ritenuti, ed i peccati di coloro ai quali li perdonerete, saranno perdonati».
Il ministro di Dio dunque perdona i peccati non a nome proprio, ma a nome del Signore.
Gesù Cristo non stabilì il tempo in cui si sarebbe dovuto chiedere l’assoluzione sacramentale; ma poiché tanti non si davano pensiero di rimettersi nella grazia di Dio dopo la colpa, il Sommo Pontefice, Capo Supremo della Chiesa, stabilì, già da secoli: «Tutti i fedeli devono confessarsi almeno una volta l’anno». Chi non soddisfa questo precetto ecclesiastico, si rende reo di peccato mortale.
Non basta confessarsi
L’ignoranza religiosa porta a pensare che per cancellare i peccati, basta confessarsi. Non è affatto così! Affinché una confessione sia ben riuscita bisogna:
- Essere pentiti dei peccati commessi; e tale pentimento sia nobilitato dall’amore di Dio, cioè essere pentiti non soltanto per i castighi meritati, ma più che tutto per l’offesa recata al Signore.
- Promettere di non peccare più, quindi con il proposito di non peccare più e non mettersi in tentazione.
- Manifestare al Sacerdote le proprie colpe, con umiltà e sincerità.
- Compiere la penitenza che impone il Confessore prima dell’assoluzione.
- Si è tenuti a confessare solamente le colpe gravi; i peccati veniali, o leggeri, è bene confessarli, ma non si è tenuti a farlo.
In modo pratico
I peccati di pensiero si confessano come pensieri, le parole come parole e le azioni come azioni. Perciò chi dicesse: «Mi accuso di un cattivo pensiero contro la purezza» e volesse includere anche il discorso disonesto o l’atto impuro, non si confesserebbe esattamente.
Oltre al peccato mortale, bisogna confessare le circostanze che mutano la specie di peccato, poiché un peccato, per circostanze particolari, potrebbe essere doppio ed anche triplo. Così, se un padre di famiglia pronunzia una bestemmia davanti ai figli, commette due peccati: il primo è la bestemmia ed il secondo è lo scandalo dato ai figli.
Poiché non tutto si può ricordare nell’atto della Confessione, si dica in ultimo: Chiedo perdono a Dio anche dei peccati che non ricordo.
I peccati confessati restano perdonati direttamente; quelli dimenticati sono assolti indirettamente. Se dopo la Confessione ci si ricordasse di qualche peccato grave, si resti tranquilli; è lecito accostarsi alla Santa Comunione. Però alla prossima Confessione, ricordando il peccato tralasciato, c’è l’obbligo di confessarlo.
Chi nasconde volontariamente una colpa grave, o per vergogna o per altro motivo, non riceve il perdono di alcun peccato, anzi macchia la coscienza di un altro peccato gravissimo, che si chiama « sacrilegio »; se poi va a comunicarsi, raddoppia il sacrilegio. Meglio non confessarsi mai, anziché confessarsi male! La medicina lasciataci dal Divin Redentore diventerebbe veleno.
È molto pericoloso il dire: «Pecco … faccio quello che voglio … e poi mi confesserò!» Sarebbe questo un abuso della divina misericordia. Guai a sfidare la bontà di Dio! Non si dimentichi che con Dio non si scherza!
Si mettano in pratica i consigli del Confessore, come si fa tesoro della ricetta che rilascia il medico del corpo.
Chi sa di essersi confessato male, o per aver taciuto un grave peccato o per mancanza di vero dolore e proposito, deve rifare le sue confessioni, a cominciare dall’ultima fatta bene.
don Giuseppe Tomaselli
Non lasciamo che l’ignoranza religiosa ci faccia cadere nell’errore di usare la confessione come se fosse un distributore di perdono. Come dice don Giuseppe, dobbiamo avere dolore dei nostri peccati, perché è proprio il dolore che ci aiuta a non commetterli più, ma oltre al dolore bisogna anche essere grati al Signore perché ci fa dono del perdono.
L’ignoranza religiosa oggi ci sta facendo cadere in una falsa immagine della misericordia Dio; tutto è perdonato!
L’ignoranza religiosa sta creando leggi a modo proprio. Ritorniamo a mettere i confessionali in prima vista così che possano richiamare le coscienze. Parliamo dal pulpito dell’importanza di questo Sacramento, non lasciamo che tale ignoranza, un giorno ci rubi la felicità eterna.